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Cos'è la doppia imposizione fiscale


Lo dice la parola stessa, riguarda tutti i casi in cui un contribuente deve versare le imposte in due diversi paesi.

Generalmente una doppia imposizione fiscale si verifica ogni qual volta lo Stato di residenza di un soggetto applica un criterio personale di tassazione, mentre il paese (Stato della fonte) dove l'individuo svolge l'attività lavorativa, applica un credito per così dire reale.

Questo significa che, per esempio, il lavoratore dipendente con residenza in Italia che si trasferisce per un determinato periodo all'estero, genera un reddito che sarà sottoposto a doppia tassazione.

La doppia imposizione fiscale si divide tra giuridica ed economica

Imposizione giuridica: si verifica quando il reddito di un contribuente subisce il prelievo fiscale dallo Stato di residenza e dallo Stato fonte.

Imposizione economica: si verifica quando più di un soggetto viene tassato per lo stesso reddito. È il caso dell'imposta sui redditi delle società, quando i profitti vendono distribuiti sotto forma di dividendi. Tali proventi vengono inclusi nel reddito del socio che sarà soggetto a doppia imposizione fiscale.

Convenzioni contro la doppia imposizione fiscale

Ad oggi non esiste una legge internazionale che regolarizzi o proibisca la doppia imposizione fiscale. Per questo motivo molti Paesi della Comunità Europea e Stati extra-Ue, hanno cercato di limitare o risolvere il problema.

Sono stati sottoscritti una serie di accordi e convenzioni bilaterali per sgravare il contribuente dalla doppia imposizione fiscale e regolarizzare la potestà tributaria tra gli stessi Stati.

Anche l'Italia ha stipulato accordi con numerosi Paesi per stabilire come ripartire la tassazione tra due Stati contraenti. Queste convenzioni stabiliscono in base alla tipologia del reddito se entrambi i Paesi possono prelevare un'imposta (tassazione concorrente), oppure se l'imposizione fiscale spetta a un solo Paese.

Nella maggior parte dei casi la tassazione avviene nel Paese di residenza della persona che beneficia del reddito estero.

Residenza fiscale e Aire

Come fare a capire se un soggetto è tenuto a versare le imposte in due Paesi diversi?

Convenzioni a parte, il concetto di base è rappresentato dalla residenza fiscale.

Spesso di fa confusione tra residenza fisica e residenza fiscale, che sono due cose completamente diverse: a livello tributario fa testo la residenza fiscale.

Anche la legge italiana applica il cosiddetto principio della tassazione mondiale (World Wide Taxation Principle): un cittadino italiano è tenuto a pagare in Italia le imposte sui redditi generati all'estero, ma può detrarre le tasse versate nel paese in cui sono stati generati i redditi.

Questa è la regola generale che si applica anche a tutti i cittadini italiani che lavorano all'estero, ma non sono iscritti all'Aire, quindi hanno mantenuto la residenza fiscale in Italia.

Qualora un cittadino decida di trasferirsi all'estero per un periodo superiore ai 12 mesi ha l'obbligo di iscriversi all'Anagrafe degli Italiani Residenti all'Estero (Aire). Tale richiesta può essere fatta in un ufficio consolare presente sul territorio e deve avvenire entro 90 giorni dal trasferimento.

È bene chiarire che essere iscritti all'Aire è una condizione necessaria, ma non sufficiente, per avere la residenza fiscale all'estero.

Spesso si commette il grave errore di pensare che trasferire la residenza all'estero sia sufficiente per non avere più nessun obbligo nei confronti del sistema tributario italiano.

In particolare se ritorna in Italia per più di 182 giorni all'anno perde lo status di residente all'estero.

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Cos'è la doppia imposizione fiscale


Lo dice la parola stessa, riguarda tutti i casi in cui un contribuente deve versare le imposte in due diversi paesi.

Generalmente una doppia imposizione fiscale si verifica ogni qual volta lo Stato di residenza di un soggetto applica un criterio personale di tassazione, mentre il paese (Stato della fonte) dove l'individuo svolge l'attività lavorativa, applica un credito per così dire reale.

Questo significa che, per esempio, il lavoratore dipendente con residenza in Italia che si trasferisce per un determinato periodo all'estero, genera un reddito che sarà sottoposto a doppia tassazione.

La doppia imposizione fiscale si divide tra giuridica ed economica

Imposizione giuridica: si verifica quando il reddito di un contribuente subisce il prelievo fiscale dallo Stato di residenza e dallo Stato fonte.

Imposizione economica: si verifica quando più di un soggetto viene tassato per lo stesso reddito. È il caso dell'imposta sui redditi delle società, quando i profitti vendono distribuiti sotto forma di dividendi. Tali proventi vengono inclusi nel reddito del socio che sarà soggetto a doppia imposizione fiscale.

Convenzioni contro la doppia imposizione fiscale

Ad oggi non esiste una legge internazionale che regolarizzi o proibisca la doppia imposizione fiscale. Per questo motivo molti Paesi della Comunità Europea e Stati extra-Ue, hanno cercato di limitare o risolvere il problema.

Sono stati sottoscritti una serie di accordi e convenzioni bilaterali per sgravare il contribuente dalla doppia imposizione fiscale e regolarizzare la potestà tributaria tra gli stessi Stati.

Anche l'Italia ha stipulato accordi con numerosi Paesi per stabilire come ripartire la tassazione tra due Stati contraenti. Queste convenzioni stabiliscono in base alla tipologia del reddito se entrambi i Paesi possono prelevare un'imposta (tassazione concorrente), oppure se l'imposizione fiscale spetta a un solo Paese.

Nella maggior parte dei casi la tassazione avviene nel Paese di residenza della persona che beneficia del reddito estero.

Residenza fiscale e Aire

Come fare a capire se un soggetto è tenuto a versare le imposte in due Paesi diversi?

Convenzioni a parte, il concetto di base è rappresentato dalla residenza fiscale.

Spesso di fa confusione tra residenza fisica e residenza fiscale, che sono due cose completamente diverse: a livello tributario fa testo la residenza fiscale.

Anche la legge italiana applica il cosiddetto principio della tassazione mondiale (World Wide Taxation Principle): un cittadino italiano è tenuto a pagare in Italia le imposte sui redditi generati all'estero, ma può detrarre le tasse versate nel paese in cui sono stati generati i redditi.

Questa è la regola generale che si applica anche a tutti i cittadini italiani che lavorano all'estero, ma non sono iscritti all'Aire, quindi hanno mantenuto la residenza fiscale in Italia.

Qualora un cittadino decida di trasferirsi all'estero per un periodo superiore ai 12 mesi ha l'obbligo di iscriversi all'Anagrafe degli Italiani Residenti all'Estero (Aire). Tale richiesta può essere fatta in un ufficio consolare presente sul territorio e deve avvenire entro 90 giorni dal trasferimento.

È bene chiarire che essere iscritti all'Aire è una condizione necessaria, ma non sufficiente, per avere la residenza fiscale all'estero.

Spesso si commette il grave errore di pensare che trasferire la residenza all'estero sia sufficiente per non avere più nessun obbligo nei confronti del sistema tributario italiano.

In particolare se ritorna in Italia per più di 182 giorni all'anno perde lo status di residente all'estero.

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Lo dice la parola stessa, riguarda tutti i casi in cui un contribuente deve versare le imposte in due diversi paesi.

Generalmente una doppia imposizione fiscale si verifica ogni qual volta lo Stato di residenza di un soggetto applica un criterio personale di tassazione, mentre il paese (Stato della fonte) dove l'individuo svolge l'attività lavorativa, applica un credito per così dire reale.

Questo significa che, per esempio, il lavoratore dipendente con residenza in Italia che si trasferisce per un determinato periodo all'estero, genera un reddito che sarà sottoposto a doppia tassazione.

La doppia imposizione fiscale si divide tra giuridica ed economica

Imposizione giuridica: si verifica quando il reddito di un contribuente subisce il prelievo fiscale dallo Stato di residenza e dallo Stato fonte.

Imposizione economica: si verifica quando più di un soggetto viene tassato per lo stesso reddito. È il caso dell'imposta sui redditi delle società, quando i profitti vendono distribuiti sotto forma di dividendi. Tali proventi vengono inclusi nel reddito del socio che sarà soggetto a doppia imposizione fiscale.

Convenzioni contro la doppia imposizione fiscale

Ad oggi non esiste una legge internazionale che regolarizzi o proibisca la doppia imposizione fiscale. Per questo motivo molti Paesi della Comunità Europea e Stati extra-Ue, hanno cercato di limitare o risolvere il problema.

Sono stati sottoscritti una serie di accordi e convenzioni bilaterali per sgravare il contribuente dalla doppia imposizione fiscale e regolarizzare la potestà tributaria tra gli stessi Stati.

Anche l'Italia ha stipulato accordi con numerosi Paesi per stabilire come ripartire la tassazione tra due Stati contraenti. Queste convenzioni stabiliscono in base alla tipologia del reddito se entrambi i Paesi possono prelevare un'imposta (tassazione concorrente), oppure se l'imposizione fiscale spetta a un solo Paese.

Nella maggior parte dei casi la tassazione avviene nel Paese di residenza della persona che beneficia del reddito estero.

Residenza fiscale e Aire

Come fare a capire se un soggetto è tenuto a versare le imposte in due Paesi diversi?

Convenzioni a parte, il concetto di base è rappresentato dalla residenza fiscale.

Spesso di fa confusione tra residenza fisica e residenza fiscale, che sono due cose completamente diverse: a livello tributario fa testo la residenza fiscale.

Anche la legge italiana applica il cosiddetto principio della tassazione mondiale (World Wide Taxation Principle): un cittadino italiano è tenuto a pagare in Italia le imposte sui redditi generati all'estero, ma può detrarre le tasse versate nel paese in cui sono stati generati i redditi.

Questa è la regola generale che si applica anche a tutti i cittadini italiani che lavorano all'estero, ma non sono iscritti all'Aire, quindi hanno mantenuto la residenza fiscale in Italia.

Qualora un cittadino decida di trasferirsi all'estero per un periodo superiore ai 12 mesi ha l'obbligo di iscriversi all'Anagrafe degli Italiani Residenti all'Estero (Aire). Tale richiesta può essere fatta in un ufficio consolare presente sul territorio e deve avvenire entro 90 giorni dal trasferimento.

È bene chiarire che essere iscritti all'Aire è una condizione necessaria, ma non sufficiente, per avere la residenza fiscale all'estero.

Spesso si commette il grave errore di pensare che trasferire la residenza all'estero sia sufficiente per non avere più nessun obbligo nei confronti del sistema tributario italiano.

In particolare se ritorna in Italia per più di 182 giorni all'anno perde lo status di residente all'estero.

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